Di sicuro questo termine vi suona familiare, o magari vi calza anche a pennello perché sareste perfetti per questo ruolo, oppure lo siete già. Con una storia che ci riporta indietro addirittura al 1870, quando alcuni grandi aziende dell’epoca cominciavano a distribuire quelli che oggi chiamiamo “prodotti brandizzati”, i Brand Ambassador possono essere definiti la naturale evoluzione di quel processo commerciale che ha visto nascere il brand management per mano di compagnie come Procter & Gamble, General Foods o Unilever dopo la Grande Depressione del ’29.
Se state pensando a nomi come Kim Kardashian o Justin Bieber avete ragione, anche loro sono (o sono stati) ambasciatori di grossi brand, ma qui vogliamo parlare di un altro tipo di brand ambassador, uno meno famoso ma a volte anche più efficace.
Le persone, i consumatori, si fidano di altri consumatori. Pensate a TripAdvisor: ormai non si entra quasi più in un ristorante che non si conosce senza aver prima dato un’occhiata alle recensioni di chi ci è già stato. Lo stesso vale (anche se in minor misura) per il retail. Il “peer-to-peer review” (le recensioni del prossimo) guadagna sempre più importanza, perché si basa sull’idea che se una persona non ha un interesse economico per dire una bugia, non lo farà.
Nel caso di piccoli brand emergenti, la possibilità di accalappiarsi un brand ambassador – un testimone contento di un brand che lo indossa regolarmente – più o meno famoso può essere difficile. Ma per quanto l’immagine di una celebrity possa aiutare a farsi conoscere, essa resta “effimera” e non sempre del tutto onesta agli occhi dei consumatori. Chi rimane dunque? I fan!
I supporter del prodotto e del brand, quelli che lo seguono e lo comprano da sempre. Loro non sono pagati, anzi pagano, e grazie ai social (Instagram, YouTube, Facebook) diffondono awareness.
Perchè lo fanno? Per il senso di soddisfazione che ottengono dall’essere coinvolti con il brand che supportano e che amano. Alle aziende conviene averne il più possibile, fosse solo per il fatto che secondo un studio il miglior tipo di pubblicità ormai è per il 78% la raccomandazione. Come trovare (e creare) brand ambassador, può essere un po’ difficile all’inizio ma di sicuro si tratta di un’operazione del “ROI” altissimo! Il segreto è essere visibili sulla piazza: se si esiste solo online, è una buona idea tentare un Temporary Shop, organizzare degli eventi, creare delle campagne di marketing online, creare delle linee particolari e chi ne ha più ne metta.
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