Ogni cosa, si sa, parte da un’idea. I Concept Store, più di altri, ce lo ricordano a partire dal nome, “Negozio di Concetto”. Uno store pensato e creato per esprimere un’idea e per promuovere la concentrazione su di essa, un viaggio tra prodotti che ne sono diretti e fieri discendenti. Figli di una controtendenza avviata dai negozi fisici per contrastare lo shopping online, i Concept Store prendono ormai da anni ispirazione dal mondo dell’arte, della letteratura, dell’ospitalità e dell’intrattenimento per creare esperienze da non perdere per gli shopper di ultima generazione.
Ma cosa ci dicono del mondo del retail? Quali sono gli ingredienti per creare il Concept Store perfetto?
Puntare in alto
Il Concept Store Colette di Parigi è ancora, dopo due decenni, una delle destinazioni-icona degli amanti della moda di tutto il mondo. Fondato da madre e figlia (Colette Roussaux e Sarah Lerfel) fu uno dei primi del suo genere, offrendo non sono prodotti di abbigliamento, ma un intero micro-universo pieno di libri, giochi, gadget, prodotti cosmetici, opere d’arte e molto altro
Ma la chiave per creare il giusto mix e mantenerlo in cime alle liste è stata la collaborazione con i migliori del settore (da Disney a Hermès) che hanno aiutato il duo a mantenere alto lo status con collezioni limited edition, eventi dedicati e installazioni a tema.
Per fare un esempio local, a Milano quest’anno ha aperto Piazza San Marco, il nuovo concept store di Massimo Piombo. Realizzato all’interno di quelli che un tempo furono gli uffici di Gae Aulenti, lo store di 250 metri quadri su 5 livelli è più una galleria d’arte che una boutique, arredata con oggetti di collezionismo di vari stili ed epoche, immersi in una giungla di piante.
Non è un negozio, è un’esperienza
Il Voo Store di Berlin, il Dover Street Market, e LN-CC nella East London sono alcuni esempi di come coinvolgere i clienti in un’esperienza multisensoriale. Grazie a dei pannelli e monitor interattivi e dei setting particolari, i clienti quasi si dimenticano di essere dentro un negozio, e se non comprano niente la prima volta è probabile che lo faranno la prossima.
In Italia nel 2015 OVS ha lanciato un’iniziativa a tutta tecnologia in oltre trenta dei suoi store: una caccia al tesoro con i Google Glass. Un marketing innovativo che ha puntato tutto sul coinvolgimento dei clienti facendo leva sulla gamification. All’inizio di quest’anno inoltre, sempre grazie ai Google Glass, il brand ha lasciato scorazzare 20 giovani clienti per il suo flagship store di Milano. Un perfetto esempio di storytelling dal basso, e di successo.
Racconta una storia, racconta una storia nuova
A proposito di storie, nel 2011 Rachel Shechtman ha lanciato Story – uno spazio retail di 600mq a Manhattan, definendolo un luogo che “prende posizione come un magazine, cambia come una galleria e vende cose come un negozio”. Con questa reputazione, lo store adesso vanta una clientela (o sarebbe meglio dire ‘pubblico’?) compresa fra i 5 e i 95 anni.
Questo concept store, in particolare, ha deciso di usare i brand come sponsor, raccontando la propria storia attraverso la loro. Così facendo i brand possono presenziare nello store per un periodo limitato, proponendo articoli ed esperienze legati ad un tema centrale temporaneo.
C’è stato “Good”, uno showcase di brand etici; e anche “F-word”, una esplorazione del moderno femminismo; e persino “Remember when”, una celebrazione degli anni ’90 sponsorizzata da Nickelodeon.
Welcome to the Community
Cosa c’è di più importante di un cliente, per un brand? Un cliente fidelizzato. Attenzione ai dettagli, installazioni, ordine e creatività devono avere un obiettivo principe, ovvero creare una comunità di persone. Come? Il passo successivo è quello di utilizzare gli spazi per creare aggregazione. Chiacchierate, lectures, eventi o appuntamenti settimanali alla “free mic” (aperti a chiunque voglia parlare di un’idea imprenditoriale o di un topic specifico, ad esempio) sono ottimi modi per diventare molto più di un negozio
I Concept Store funzionano perché prima di vendere prodotti, regalano mondi. Per questo continueranno a diffondersi, diventando delle vere e proprie destinazioni culturali, punti di riferimento e piattaforme innovative per scoprire nuove tendenze culturali. I brand non hanno altra scelta che accoglierli a… porte aperte.
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